Le origini della Biblioteca di storia moderna e contemporanea risalgono al giugno 1880, quando la Camera dei deputati approvò la proposta di Pasquale Villari di costituire una raccolta di libri, opuscoli e documenti relativi al Risorgimento italiano. Nacque così la Sezione Risorgimento della Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele II di Roma, il cui direttore, Domenico Gnoli, avviò l’opera di acquisizione del nucleo originario delle raccolte attraverso una fitta rete di rapporti con le librerie antiquarie e con gli stessi protagonisti delle vicende risorgimentali, o con i loro discendenti.
Nel 1906, su iniziativa del Ministro della pubblica istruzione, Paolo Boselli, con R.D. 17 maggio 1906, n. 212, venne istituito il Comitato nazionale per la storia del Risorgimento con il compito di costituire una biblioteca e un museo del Risorgimento che avrebbe dovuto avere sede nel monumento dedicato al re Vittorio Emanuele II sul Campidoglio. Al Comitato venne affidata la Sezione Risorgimento che, in base a quanto stabilito dal R.D. 22 novembre 1906, n. 730, sarebbe rimasta in consegna al direttore della Biblioteca nazionale nella sede dell’ex Collegio romano dei Gesuiti in attesa che la costruzione del monumento venisse terminata. Il Comitato si insediò nel 1909 e negli anni successivi continuò una vasta politica di acquisti di materiali risorgimentali che andarono ad ampliare e arricchire le raccolte.


Con lo scoppio del conflitto mondiale il Comitato si impegnò nel reperimento di ogni sorta di testimonianza, bibliografica e documentaria, sulla guerra, considerata in quegli anni il coronamento del Risorgimento nazionale. Nel 1917, con R.D. 15 febbraio 1917, n. 336, la Sezione Risorgimento prese il nome di Biblioteca centrale del Risorgimento, assumendo la fisionomia di biblioteca autonoma sotto un proprio conservatore.
Il distacco definitivo dalla Biblioteca nazionale fu sancito nel 1921 con il trasferimento delle raccolte a Palazzetto Venezia, in attesa che fossero pronti i locali del Vittoriano. Con R.D. 27 settembre 1923, n. 9320, la denominazione veniva di nuovo mutata in Biblioteca Museo Archivio del Risorgimento e con il successivo R.D. 23 ottobre 1924, n. 1821, si stabiliva che ad essa fosse preposto un conservatore-consegnatario appartenente al ruolo dei bibliotecari e direttamente dipendente dal Ministero della pubblica istruzione.

Negli anni trenta, alcuni provvedimenti mutarono profondamente la fisionomia della Biblioteca. Il R.D. 20 luglio 1934, n. 1226, sul riordinamento degli istituti storici, soppresse il Comitato nazionale per la storia del Risorgimento e affidò la raccolta museale alla Società nazionale per la storia del Risorgimento, mentre la Biblioteca venne posta sotto la sorveglianza di un ente di nuova costituzione, l'Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea. Negli anni 1937-1938 avvenne lo smembramento della raccolta risorgimentale: i materiali bibliografici restarono alla Biblioteca, mentre quelli museali e parte di quelli documentari furono consegnati all’Istituto, con sede al Vittoriano. Con R.D. 22 novembre 1937, n. 2181, la Biblioteca assunse la denominazione attuale di Biblioteca di storia moderna e contemporanea e nel 1939, come ultimo atto di questa complessa vicenda, si trasferì a Palazzo Mattei di Giove, dove tutt’oggi ha sede.


Dal punto di vista istituzionale, con D.L. 12 aprile 1945, n. 356, la Biblioteca venne posta alle dirette dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione, poi, dal 1975, del Ministero per i beni culturali e ambientali, divenuto nel 2021, attraverso numerosi passaggi istituzionali, Ministero della Cultura. Per quanto riguarda i fini della Biblioteca, fino agli anni cinquanta, rimase legata prevalentemente agli studi risorgimentali, mentre, a partire dagli anni sessanta, ampliò il proprio campo di interesse alla storia italiana ed europea del XIX e XX secolo.

Gli orientamenti attuali tendono a fornire strumenti di base per lo studio della storia d’Italia e degli altri paesi nei secoli XVI-XXI, con particolare riguardo all’Ottocento e al Novecento. Una particolare attenzione è rivolta all’integrazione della documentazione originaria, specialmente delle collezioni di periodici del XIX e XX secolo

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